MuSa per il Giorno della Memoria
IL GIORNO DELLA MEMORIA 2021
“Arbeit macht frei” era la scritta su un cancello di ferro ad Auschwitz, che per molti ebrei significò l’inizio dell’umiliazione dell’essere umano e della sofferenza. Questa scritta resta impressa nella nostra memoria di cittadini italiani ed europei, come monito ad un mai più, come segno indelebile di ciò che l’uomo può compiere contro un altro uomo e di come si possa restare sordi e ciechi di fronte ai crimini di un regime che convinse le masse a credere che ciò fosse giusto.
Con la legge 211 del 20 luglio 2000, la Repubblica Italiana istituisce il Giorno della Memoria, da celebrarsi ogni 27 gennaio, “al fine di ricordare la Shoah, le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati”.
Bisogna continuare a ricordare per non dimenticare tutte le vittime dell’Olocausto e MuSa – Musica Sapienza vuole ricordare questo settantaseiesimo anniversario dalla liberazione del campo di concentramento di Auschwitz donando la propria musica. Nell’impossibilità di un’esibizione dal vivo, il Centro CREA ha realizzato un breve filmato in cui il coro MuSa Blues diretto dal Maestro Giorgio Monari esegue di due brani musicali scritti da due compositori uccisi nei lager nazisti. Il filmato è introdotto da un intervento della Rettrice prof.ssa Antonella Polimeni.
I due brani sono:
Undzer shtetl brent! (Il nostro villaggio brucia) di Mordechai Gebirtig, brano composto in conseguenza del pogrom che ha distrutto la comunità ebraica del villaggio polacco di Przytyk il 9 marzo 1936. L’autore, poeta e cantautore polacco, venne ucciso nel ghetto di Cracovia nel giugno 1942.
Ich hab kein Heimatland (Jüdischer Tango) (Io non ho patria. Tango ebraico), brano composto nel 1941 nel lager di Buchenwald da un autore sconosciuto, riutilizzando parole di una canzone di Friedrich Schwarz, cantautore ebreo austriaco deceduto a Parigi nel 1933 in seguito alla fuga causata dalle persecuzioni naziste.